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lunedì 26 agosto 2013

Ancora un giorno a Guayaquil da dove un aereo ci porterà fino a Madrid e da li ci imbarcheremo per Milano. Dell'Ecuador mi rimarrà il ricordo di giornate in cui, per tutto l'anno, il giorno è lungo quanto la notte, dove praticamente esiste una sola stagione, una parte più secca e una più piovosa. Un paese piccolo ma tanto ricco, ricco di materie prime: petrolio, minerali, vegetali, animali di ogni genere. Dove in poche centinaia di chilometri passi dalle spiagge sabbiose della costa ad altipiani di 3.000 4.000 metri, a vette di 6.000 metri, a tratti di foresta amazzonica e a valli incantate dove i locali, per merito dell'ambiente, dell'alimentazione, del quieto vivere e si dice per merito dell'acqua, vivono anche oltre i 120 anni. Dove coesistono tante etnie dai neri di Esmeraldas agli andini degli altopiani. Un paese tanto ricco anche di tanta povertà, sfruttato e depredato per decenni delle sue ricchezze da pesi occidentali con la complicità di cittadini ecuatoriani che hanno pensato solo al proprio interesse personale. Ora il popolo ripone la propria fiducia in un uomo, il presidente Correa, per redistribuire le ricchezze di quel paese, in modo più equo tra tutti i suoi abitanti.
Lunga vita al presidente.

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