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domenica 29 settembre 2013
mercoledì 25 settembre 2013
Storie di resistenza
Da Cuneo passiamo a Boves, paese a poca distanza.
Affacciatosi alla storia dell'era cristiana come "castrum" e "locus" Boves è ricordata per la prima volta in un documento dell'ottocentoquindici con il nome di Bovixium. La sua storia è simile a quella di ogni altro borgo della provincia che ebbe a subire le conseguenze di scorrerie saracene e di lotte tra feudatari fino alla sottomissione ai marchesi di Saluzzo e poi ai duchi di Savoia nel 1382. Nei secoli successivi il territorio bovesano, di transito per Marsiglia e Barcellona, fu percorso di volta in volta da truppe francesi, spagnole, imperiali, che non impedirono il potenziamento delle attività economiche, soprattutto agricole e artigianali. Nel 1859 rientrò nella provincia di Cuneo con la propria autonomia municipale.
La città di Boves fu il teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile inerme.
I soldati tedeschi erano arrivati subito dopo l'8 settembre e avevano occupato anche questa città. Il comando della prima Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler", che avrebbe martoriato il Piemonte occidentale, guidata da Joachim Peiper, uomo che dal 1939 era stato nello staff di Himmler e aveva partecipato alla creazione del sistema concentrazionario dei Lager. A Boves stavano sorgendo alcuni nuclei partigiani, tra cui un reparto di militari italiani, comandati dall'ufficiale Ignazio Vian, che inizia una azione di resistenza contro le truppe tedesche.
Per caso, un giorno, un gruppo di partigiani sceso in paese a fare provviste si trovò di fronte una macchina con a bordo due soldati tedeschi, li catturò e li portò prigionieri in montagna. Qualche giorno dopo i tedeschi attaccarono le postazioni partigiane e nello scontro morì un soldato tedesco, abbandonato dai compagni in ritirata. Le SS occuparono allora Boves, convocano immediatamente il parroco e il commissario della prefettura, che furono incaricati di fare una ambascieria presso i partigiani, chiedendo la restituzione degli ostaggi, pena la rappresaglia su Boves. Dopo una lunga trattativa, i partigiani riconsegnano gli ostaggi con tutta l'attrezzatura e l'auto. Al ritorno in paese del parroco e del commissario con i due ostaggi e il corpo del tedesco caduto in battaglia, le SS diedero inizio all'eccidio. Da Boves molti erano fuggiti nelle ore e nei giorni precedenti, era rimasto principalmente chi, vecchi e invalidi, non era in grado di fuggire. Le SS incendiano il paese, circa 350 case e massacrano 32 persone, compresi il parroco ed il commissario della prefettura, i quali vennero bruciati vivi..
Il secondo eccidio avvenne tra il 1943 ed il 1944, la città subì una seconda ondata di violenze; in questo caso l'esercito tedesco attuò dei rastrellamenti nella zona montana di Boves per coprire la propria ritirata ed evitare gli attacchi dei gruppi partigiani presenti in zona. Il paese, soprattutto nelle frazioni montane, viene di nuovo dato alle fiamme, i morti sono 59, tra civili e partigiani.
lunedì 23 settembre 2013
Per la prima volta ieri ho visitato Cuneo, una piccola cittadina piemontese con una storia piuttosto antica.
Da questa gita, come in tutti i viaggi, ho riportato nuovi stimoli, curiosità e cultura.
Oggi volevo mostrare alcune curiosità
Un salotto
completamente rivestito
di piastrelle di ceramica,
esposto sotto gli stupendi
portici che corrono ai lati
della via principale,
ha attratto subito la mia
attenzione
Una piazzetta
interamente dedicata al napoletanissimo principe Antonio de Curtis,
in arte Totò
Sagome di probabili monaci
usate come bacheche
e distributori di volantini,
all'esterno di alcune chiese
Da questa gita, come in tutti i viaggi, ho riportato nuovi stimoli, curiosità e cultura.
Oggi volevo mostrare alcune curiosità
Un salotto
completamente rivestito
di piastrelle di ceramica,
esposto sotto gli stupendi
portici che corrono ai lati
della via principale,
ha attratto subito la mia
attenzione
Una piazzetta
interamente dedicata al napoletanissimo principe Antonio de Curtis,
in arte Totò
Sagome di probabili monaci
usate come bacheche
e distributori di volantini,
all'esterno di alcune chiese
Un personaggio
seduto su una panchina
intento a leggere
il proprio libro
e desideroso di farsi
fotografare coni passanti
martedì 17 settembre 2013
La chiesa di Santa Maria
in Porto, in stile tardo
barocco romano, venne realizzata in diverse fasi. Nel
1553 furono i canonici Portuensi a dare inizio ai
lavori, nel 1570 seppure
ancora incompleta venne
aperta al culto.
Successivamente per il completamento
dei
lavori furono incaricati, dapprima l’architetto
Giannantonio Zane di
Fusignano e successivamente,
Camillo Morigia di Ravenna.
giovedì 12 settembre 2013
Iniziamo la visita di Ravenna dalla Basilica di San Francesco.
Costruita poco dopo il 450 col
nome di Chiesa degli Apostoli, dal 1261 abitata dai frati minori, venne
rinominata Basilica di San Francesco.
In questa Basilica nel 1321 si svolsero i
funerali di Dante.
Dante venne poi sepolto nei pressi della Basilica stessa.
lunedì 9 settembre 2013
giovedì 5 settembre 2013
Dopo una mattinata passata a visitare la basilica di
Sant’Apollinare in Classe, percorriamo la breve distanza che ci separa da
Ravenna e prima di immergerci ancora nella visita dei molti complessi
monumentali e architettonici ci concediamo uno spuntino, a base di piadina e
birra, in un piccolo locale nel centro della città, seguito da una breve
passeggiata.
Come in tutta la Romagna e l’Emilia, il mangiare è veramente
ottimo, e lo si può intuire anche in una semplice piadina, in questo caso
accompagnata da un’ottima birra artigianale, una birra Gradisca, che prende il
nome da un famoso personaggio dell’indimenticabile film Amarcord del regista
romagnolo Federico Fellini.
Un caffè al “Caffè Corte Cavour” situato in una graziosa
piazzetta interna, praticamente una corte trasformata in piazza, con negozi,
panchine, alberi e anche una piccola fontana. I simboli del Natale appena
passato ancora decoravano la piazza e illuminavano i negozi.
Più oltre, in un’altra piazza poco lontano una giostra, in
stile, girava per il divertimento dei pochi bambini e genitori, disposti a
sfidare la pioggia e il freddo.
In un’altra piazza, molto più grande, campeggiava un enorme
albero di natale, decorato con dischi di cartone, di varie misure, con la
scritta “2019 RAVENNA CITTA’ CANDIDATA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA” auguri a
Ravenna.
martedì 3 settembre 2013
Nella basilica sono conservati anche undici sarcofagi, “chiaro
esempio della cultura ravennate” che si distinguono da quelli Romani e di altri
luoghi per alcune caratteristiche artistiche importanti influenzate, dall’arte
orientale, da quella greca e da quella siriana. I sarcofagi ravennati
differiscono da quelli romani innanzi tutto per dimensioni superiori, perché
sono scolpiti su quattro lati, invece che su tre, per le coperture mai piatte e
quasi sempre a botte e dagli elementi decorativi, mai eccessivi o confusi.
domenica 1 settembre 2013
All’interno le pareti della basilica sono
piuttosto spoglie, ad eccezione dell’abside che è completamente ricoperta da
mosaici di vari colori, risalenti ad epoche diverse.
Nei diversi mosaici sono
rappresentati: il Cristo dentro un medaglione circolare, i simboli alati degli
evangelisti Giovanni, Matteo, Marco e Luca, i dodici apostoli con l’aspetto di
agnelli e gli arcangeli Michele e Gabriele.
Sono poi rappresentati Elia e Mosè,
gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni e Sant’Apollinare.
Nei due pannelli
laterali dell’abside sono rappresentati: l’imperatore bizantino Costantino, in
uno, mentre nell’altro sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec mentre
offrono un sacrificio al Signore.
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