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mercoledì 25 settembre 2013

Storie di resistenza

Da Cuneo passiamo a Boves, paese a poca distanza.


Affacciatosi alla storia dell'era cristiana come "castrum" e "locus" Boves è ricordata per la prima volta in un documento dell'ottocentoquindici con il nome di Bovixium. La sua storia è simile a quella di ogni altro borgo della provincia che ebbe a subire le conseguenze di scorrerie saracene e di lotte tra feudatari fino alla sottomissione ai marchesi di Saluzzo e poi ai duchi di Savoia nel 1382. Nei secoli successivi il territorio bovesano, di transito per Marsiglia e Barcellona, fu percorso di volta in volta da truppe francesi, spagnole, imperiali, che non impedirono il potenziamento delle attività economiche, soprattutto agricole e artigianali. Nel 1859 rientrò nella provincia di Cuneo con la propria autonomia municipale.
La città di Boves fu il teatro del primo atto di rappresaglia contro la popolazione civile inerme.
I soldati tedeschi erano arrivati subito dopo l'8 settembre e avevano occupato anche questa città. Il comando della prima Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler", che avrebbe martoriato il Piemonte occidentale, guidata da Joachim Peiper, uomo che dal 1939 era stato nello staff di Himmler e aveva partecipato alla creazione del sistema concentrazionario dei Lager. A Boves stavano sorgendo alcuni nuclei partigiani, tra cui un reparto di militari italiani, comandati dall'ufficiale Ignazio Vian, che inizia una azione di resistenza contro le truppe tedesche.
Per caso, un giorno, un gruppo di partigiani sceso in paese a fare provviste si trovò di fronte una macchina con a bordo due soldati tedeschi, li catturò e li portò prigionieri in montagna. Qualche giorno dopo i tedeschi attaccarono le postazioni partigiane e nello scontro morì un soldato tedesco, abbandonato dai compagni in ritirata. Le SS occuparono allora Boves, convocano immediatamente il parroco e il commissario della prefettura, che furono incaricati di fare una ambascieria presso i partigiani, chiedendo la restituzione degli ostaggi, pena la rappresaglia su Boves. Dopo una lunga trattativa, i partigiani riconsegnano gli ostaggi con tutta l'attrezzatura e l'auto. Al ritorno in paese del parroco e del commissario con i due ostaggi e il corpo del tedesco caduto in battaglia, le SS diedero inizio all'eccidio. Da Boves molti erano fuggiti nelle ore e nei giorni precedenti, era rimasto principalmente chi, vecchi e invalidi, non era in grado di fuggire. Le SS incendiano il paese, circa 350 case e massacrano 32 persone, compresi il parroco ed il commissario della prefettura, i quali vennero bruciati vivi..
Il secondo eccidio avvenne tra il 1943 ed il 1944, la città subì una seconda ondata di violenze; in questo caso l'esercito tedesco attuò dei rastrellamenti nella zona montana di Boves per coprire la propria ritirata ed evitare gli attacchi dei gruppi partigiani presenti in zona. Il paese, soprattutto nelle frazioni montane, viene di nuovo dato alle fiamme, i morti sono 59, tra civili e partigiani.





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